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Rami penduli di betulla

Rami di betulla d'inverno
Le betulle sono alberi sacri a Freya, dea germanica che corrisponde all’incirca a Venere. Sono simboli di primavera e gioventù oltre a essere alberi bellissimi e vistosi che però si accontentano di poco per quanto riguarda il suolo. Inoltre crescono rapidamente fino a un altezza di trenta metri formando numerosi tronchi. Quindi non meraviglia che anche a Figline vengono usati nei giardini pubblici per la bella figura che fanno durante tutto l’anno e la facilità di coltivazione. Se solo i giardinieri del comune avessero un po’ di rispetto per questi alberi meravigliosi e le piantassero in luoghi dove poi possono svilupparsi secondo loro natura e dare il meglio di sé invece di venir periodicamente capitozzati secondo costume italiano.
Nella foto di oggi una betulla pendula incastrata in un’ orrenda costruzione di cemento che delimita due posteggi. Peggio di così! Ma nonostante queste avversità l’albero ci dona generosamente i suoi rami penduli pieni di foglie ormai gialle che brillano misteriosamente nel debole sole d’inverno. Un buonissimo profumo dalle note amare alligna nell’aria.

Alberi colorati

Alberi colorati lungo via Roma
Ormai natale è passato ma lungo via Roma ci sono ancora degli alberi pieni dei colori dell’autunno più festoso. Ne ho fotografato due, uno rosso e uno giallo, sullo sfondo delle antiche mura di Figline.

Biciclette d’autunno

Biciclette appoggiati a un muro coperto di vite americana
La vite americana (Parthenocissus quinquefolia) é una pianta rampicante molto usata a Figline perché copre rapidamente i muri con il suo bel fogliame di un bel verde. Ma il periodo di splendore della vite americana è in autunno perché le foglie prima virano dal verde al rosso e poi si tingono di giallo sempre più pallido. In ultimo si seccano e cadono a terra garbatamente.
Mi attirava il contrasto tra le foglie colorate e ruote dure delle bici.

Piccola Farfalla Fuoco su Inula

Una piccola Farfalla Fuoco su fiore di Inula

Come al solito anche la piccola farfalla di oggi non ha nome italiano, quindi per chiamarla in qualche modo ho tradotto il suo nome tedesco (Kleiner Feuerfalter); gli inglesi la chiamano Common Copper. Il suo nome scientifico è Lycaena phlaeas e appartiene alla famiglia dei Lycaenidae.
Le piccole Farfalle Fuoco si sono adeguati alla convivenza con l’uomo. Amano vivere nelle zone abbandonate delle città, oppure intorno a delle costruzioni abbandonate e non finite come a Figline ne abbiamo in abbondanza. Lì trovano la vegetazione e il habitat di cui hanno bisogno per vivere e riprodursi. Infatti ho scattato la foto nel terreno sul quale sorgono gli orribili palazzoni di cemento, da tempo abbandonate, nei pressi della nuova COOP.
La piccola farfalla della foto di oggi si è posata su un fiore di Inula (Inula viscosa) che a sua volta ama i terreni abbandonati. Così farfalle e fiori si danno una mano a vicenda e iniziano a ripopolare ciò che l’uomo ha cementificio. I fiori di Inula sono una vera manna non solo per le farfalle, ma vengono ricercate tanto anche dalle api di ogni tipo che in questo periodo, sul finire dell’estate italiano caldo e siccitoso, trovano poche altre fonti di nettare.

La Cedronella

Cedronella una farfalla gialla
La farfalla della foto di oggi ha un nome italiano, si chiama Cedronella. Il nome è senz’altro ispirato al colore della farfalla che nel caso di un maschio è di un bel colore giallo brillante. Le farfalle femmine della specie sono più pallide e il loro colore vira al verdolino. I tedeschi invece pensano piuttosto ai limoni e chiamano la farfalla “Zitronenfalter”. Secondo gli inglesi invece il giallo è quello dello zolfo e loro chiamano questa specie “Brimstone”; brimstone è un sinonimo di zolfo.
Il nome scientifico della Cedronella è Gonepteryx rhamni, famiglia Pieridae.
Le Cedronella sono tra le farfalle più longeve che esistono: infatti sono capaci di compiere ben 13 mesi di vita! È vero che passano alcuni di questi mesi in letargo invernale, ma non è raro poterle osservare già verso la fine di gennaio nelle giornate soleggiate. Basta fare il giro delle antiche mura di Figline e nella zona ben esposta a sud li trovo regolarmente alla ricerca di qualche fiore precoce fonte di nettare. Infatti a loro piace svernare nascoste e protette nelle grosse piante di edera che si arrampicano su per le mura di Figline nel Valdarno.

Due farfalle gialle

Due farfalle gialle, Colias crocea
Rabindranath Tagore disse alcune parole che mi sembrano meglio di qualunque altro commento alla foto di oggi.

Le farfalle non contano i mesi ma i momenti,
e hanno tempo a sufficienza.

The butterflies count not months but moments,
and have time enough.

Le farfalle della foto di oggi sono delle Colias crocea della famiglia delle Piridae e come al solito non hanno nome italiano, benché sono assai vistose e abbastanza comuni nella Valdarno. Gli inglesi li chiamano Clouded Yellows o anche semplicemente Yellows. In tedesco si chiamano Postillon, nome veramente azzeccato, perché il loro colore giallo è proprio quello della Posta.

Occhio di farfalla

Gli occhi composti e antenne di una farfalla
Le farfalle endemiche dell’Italia comprendono circa 300 specie e molti di loro non hanno neppure un nome in italiano. Sembra proprio che agli italiani importa poco di queste creature leggiadre e bellissime.
La testa delle farfalle è molto piccola ed è occupata da un paio di grandi occhi composti. Si chiamano così perché ognuno di questi occhi è costituito da migliaia di piccole lenti esagonali, completo di nervi ottici collegati al cervello. Ogni unità è un piccolo sensore ed è detta ommatidio. Nel loro insieme costituiscono una grande struttura sferica, gli occhi delle farfalle, e permettono a loro di guardare contemporaneamente in ogni direzione. Funzionano un po’ come i pixel di una macchina fotografica. Le farfalle per vedere intorno non hanno bisogno di girare la testa perché a causa delle leggi dell’ottica che governano i loro occhi hanno un campo visivo estremamente vasto. Inoltre vedono benissimo qualunque cosa molto vicina fino a una distanza di circa 200 metri. Vedere oltre a una farfalla non occorre; pensate quanti problemi si risparmiano!
Tra gli occhi sono poste le antenne, costituite da molti piccoli segmenti, anch’esse ben visibile nella foto. Le antenne fungono da organi di senso tattile e chimico.

Il pranzo delle farfalle

Due farfalle si nutrono di susine cadute a terra
A Brollo che è una frazione di Figline Valdarno c’è una fontana naturale frequentatissima dagli abitanti della zona che lì si riforniscono di acqua minerale a gratis. Direttamente sopra la fontana cresce un susino selvatico che ormai ha raggiunto notevoli dimensione e ovviamente in questo periodo è pieno di frutti maturi. Dato che nessuno li raccoglie, i frutti cascano in terra dove formano un dolce tappeto. Molti cascando si spaccano, altri vengono schiacciate dalle persone che si recano a raccogliere l’acqua della fonte.
Questi frutti aperti per terra attirano grandi quantità di farfalle di varie specie che si cibano della polpa delle susine. Predominante tra le farfalle è la specie spettacolare della foto. Il loro nome scientifico è Hipparchia semele, gli inglesi li chiamano “Graylings”, mentre in tedesco si chiamano “Samtfalter”, Farfalle Velluto, nome che descrive alla perfezione la qualità delle loro ali, ali che hanno peraltro la spettacolare apertura di 5 – 7 centimetri. Nel 2005 furono nominati “farfalle dell’anno”, per attirare l’attenzione sul fatto che stanno scomparendo.
In italiano non hanno nome alcuno, come del resto tante altre bestioline e piante, fatto che continua a sorprendermi.
Osservare le Farfalle Velluto è molto divertente. Quando atterrano chiudono le ali così rapidamente che è impossibile fotografare il loro interno. Poi tirano giù, verso l’interno, pure la coppia di ali superiori e in tal modo si mimetizzano parecchio con l’ambiente mentre si cibano. Quando si sento minacciati mandano in sù repentinamente le ali prima nascoste spaventando il presunto nemico gli occhi sulle ali.
È questo il momento per scattare la foto!

Api e claudine

Due api sulle susine claudine
Le claudine, chiamate anche susine Regina Claudia, sono le susine più buone che ci siano.
Anche se più piccole delle susine che comunemente si trovano in commercio, hanno un sapore talmente delicato e dolce, che le altre specie di susine non arrivano. In giro per il Valdaro ci sono tanti alberi di claudine, spesso in giardini privati. A primavera sono la delizia delle api a causa della loro fioritura abbondante e precoce. Ora che stanno maturando deliziano nuovamente i nostri piccoli amici, sempre diligentemente alla ricerca di cibo. Ma in questa stagione le api bottinaio il succo e la polpa delle claudine come si vede anche nella foto. Le claudine molto mature si staccano facilmente dall’albero e cascano in terra dove a causa dell’impatto si spaccano. Una vera festa per le api che rapidamente diffondono la notizia a tutto l’alveare e arrivano in grande numero per approfittare del banchetto ricco e inaspettato. Una vera manna per le api perché in questo periodo di caldo estivo trovano pochi fiori e ancor meno nettare.